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venerdì 17 giugno 2011

Imparare a fare i genitori!


Nel tempo la visione della genitorialità, si è modificata  in quanto essa  oggi viene vista come un qualcosa che ha origine nel periodo dell’attesa, e si estrinseca pienamente nel periodo che succede il parto.
I genitori imparano a fare i genitori piano piano in quanto, la genitorialità non è un dato che si acquisisce istantaneamente ma un lento percorso che ha inizio a partire dal momento in cui il  figlio viene pensato,  ascoltato e guardato. Con la nascita del primo figlio la coppia entra in nuova fase del suo essere “coppia” in quanto deve  pensare non più in termini di Io/Tu ma di Io/Tu/Lui dove il Lui viene prima dell’Io/Tu;. Questa forma di  pensiero  non riguarda unicamente la coppia madre-bambino, come sostenuto da una “vecchia” psicologia, ma l’intero nucleo familiare. Negli ultimi decenni  la nascita di un figlio è divenuta sempre più  sempre una scelta consapevole e una forma di realizzazione di un progetto che è nel contempo personale e di coppia.
I cambiamenti psicologici
La nascita di un figlio comporta sempre molti cambiamenti psicologici in ognuno dei due genitori in quanto essa riattiva non solo l’identificazione con il proprio genitore ma il ricordo di come il genitore svolgeva il proprio ruolo di  genitoriale ; la riattivazione di questi ricordi comporta anche la necessità di elaborare un lutto per la perdita del proprio essere stato figlio.
Ora ogni membro della coppia passa dall’essere figlio all’essere madre/padre pertanto diviene definitivamente adulto.
La nascita del figlio:
Quando il bambino nasce la coppia genitoriale si trova ad effettuare uno spostamento riguardo al bambino immaginato (durante la gravidanza) e quello reale; in questo momento vi è la possibilità che il genitore  proietti sul figlio i propri aspetti infantili.
I primissimi mesi.
Seguendo la teoria di Winnicott, si può osservare come  nei primissimi mesi dopo la nascita la madre sia  completamente assorbita dalla presenza del figlio infatti,  entrando  nella fase della “preoccupazione materna primaria” lei perde di vista il mondo esterno (Winnicott, 1965). In questo momento l’attenzione amorevole e sollecita del compagno e la comprensione da parte dello stesso della difficoltà e della pressione psicologica a cui la moglie è sottoposta sono un valido sostegno ed un aiuto al proseguimento del delicato superamento di questo periodo.
Con la nascita vi è un passaggio dalla fantasia al pensiero all’azione derivante dalla presenza fisica del piccolo che, in questo momento, necessita di cure attente.
La nascita determina anche  uno spostamento dell’investimento narcisistico dalla madre al bambino infatti, la madre antepone i desideri e le necessità del bambino alle sue; ciò comporta un divenire più propriamente altruisti.
FASE DELL’ONNIOTENZA
I primissimi mesi di vita del bambino sono quindi caratterizzati da questa fusione tra la madre ed il bambino fusione che conduce il bambino ad una sensazione di “onnipotenza”; il bambino crede che attraverso il suo desiderio egli riesca a soddisfare i suoi bisogni. Per fare un esempio di onnipotenza pensiamo alla poppata ed al pensiero che l’accompagnaHo un malessere, ma non so cosa sia;Piango;Appare l’oggetto (seno);Prendo il latte, mi sazio, passa il malessere,Il mio desiderio/malessere ha creato l’oggetto.
La fase dell’illusione   deve necessariamente esserci in quanto solo sentendosi onnipotente ed illudendosi il bambino può pervenire alla disillusione ed alla conseguente gestione delle frustrazioni.
         Il periodo della fusione ha una durata di circa ¾ mesi poi, la madre inizia gradualmente ad uscire dalla “preoccupazione materna primaria” e riprende la sua vita di sempre ed il bambino che nel frattempo  è cresciuto, riesce a sopportare qualche piccola frustrazione che la madre gli infligge ed il suo sviluppo prosegue sereno.

I primissimi mesi sono i più delicati
 Tutto questo discorso sulla teoria di Winnicott serve ad indicare che, i primissimi mesi sono i più delicati e forse anche i più stressanti per la coppia genitoriale e che, è normale per la donna in questo momento sentirsi stanca e depresse anche perché, gli ormoni stanno ritornando entro  valori precedenti al parto e quindi, scoppi di pianto, angosce e timori di non essere in grado di accudire in modo perfetto il bambino sono del tutto normali.
         Vorrei qui ricordare che Winnicott parla di “Madre Sufficientemente Buona” ovvero di una madre non perfetta e che a volte ha pensieri non del tutto positivi verso il figlio che può avvertire, in alcuni momenti come “egoista”.
         La preoccupazione deve venire quando le paure, le ansie, i timori sono eccessivi e quando le crisi di pianto o i pensieri negativi durano tutto il giorni ed impediscono una cura adeguata del bambino; in quel caso è bene rivolgersi al proprio medico di base o, eventualmente ad uno psicologo.

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